insintonia

Per essere in sintonia con se stessi, con gli altri e con l'ambiente

Friday, June 11, 2010

Golfo del Messico, aggiornamento



















Quello che sta avennendo nel Golfo del Messico, non è una questione americana o della BP, è un problema mondiale per gli effetti che ha sull'intero ecosistema. I Ministri dell'Ambiente di tutte le nazioni dovrebbero incontrarsi all'ONU periodicamente per cercare di risolvere il problema e le conseguenze. Un quarto dell'umanità vive di pesce e la marea nera ed i solventi che stanno gettando stanno uccidendo tutte le forme di vita. Viene impedita la traspirazione fra oceano e atmosfera (diminuisce l'ossigeno...), e viene da chiedersi la ripercussione sul sistema alimentare. Inizia poi la stagione degli uragani che complicheranno i tentativi di bloccare la falla e di recuperare gli sversamenti.

L'immagine satellitare di ieri 10 giugno è scaricabile da:
http://www.osei.noaa.gov/OSEIiod.html

I colpevoli dovrebbero essere processati da una Corte di Giustizia Internazionale per crimini contro l'umanità. Inquinare l'ambiente, il suolo, le aque, l'aria o gli alimenti deve essere riconosciuto come crimine contro l'umanità ed i colpevoli perseguibili ovunque nel mondo.

Le generazioni presenti e future hanno il diritto di vivere in un ambiente pulito e con una qualità accettabile.

Al centro vi è sempre l'uomo con i suoi comportamenti, se agisce onestamente e secondo giustizia tutto il sistema ne beneficia, se infrange le leggi morali tutto il sistema ne soffre....

Thursday, June 10, 2010

Scoprire il nucleare









Le rinnovabili sono la vera politica del fare

giugno 6th, 2010 Notizie, Nucleare, Tecnologie


Sembra che siamo stati tutti presi dal demonio nucleare. E’ l’argomento del giorno; nelle varie conferenze sull’energia dove mi trovo a partecipare, è un argomento sempre più gettonato. A partire da venerdi’ scorso, in meno di una settimana mi sono sorbito personalmente un totale di ben sette presentazioni sull’energia nucleare. Per ora, la cosiddetta “rinascita del nucleare” è soltanto a base di chiacchere e – a mio modesto avviso – rimarrà tale per un pezzo. Tuttavia, l’esplosione del dibattito sul nucleare sta avendo un effetto veramente dannoso: quello di distogliere l’attenzione dell’opinionoe pubblica da argomenti dove possiamo veramente fare qualcosa di concreto – ovvero le rinnovabili.
Bisogna dare atto che quelli che ci governano sono dei veri professionisti della propaganda politica. Sul nucleare, hanno azzeccato tutte le mosse. Senza avere in mano niente di concreto eccetto dei piani alquanto nebulosi e il cui finanziamento è molto incerto (per non dire di peggio), il governo è riuscito a ottenere una serie di risultati che sono: a) dare prebende e quattrini ai propri amici, b) ottenere una visibilità mediatica che rinforza l’immagine del “governo del fare” c) fare un piacere ai petrolieri e fossilieri vari, prendendosela con le rinnovabili che sono il vero pericolo per loro d) rinforzare l’immagine degli ambientalisti come “contrari a tutto”, rossi dentro e verdi fuori, ecc. e) distogliere l’attenzione della gente da problemi tipo la distruzione sistematica dei servizi sociali, delle università, delle pensioni, ecc. f) costruirsi già un ottima scusa per quando le cose andranno male: se non riusciranno a costruire le centrali (come è probabile che avvenga) daranno la colpa agli odiati ambientalisti che non gli hanno permesso di farlo. Insomma, un successo strepitoso. In questo, va detto, sono stati molto aiutati dall’ingenuità dei loro avversari che hanno abboccato all’amo; anzi, hanno buttato giù anche la lenza, la canna e il mulinello. O hanno creduto veramente che il nucleare fosse la tecnologia-miracolo che risolve tutti i problemi, oppure si sono messi a fare comitati e movimenti anti-nucleare, raccogliere firme contro il nucleare, eccetera. In questo modo hanno amplificato e rinforzato l’azione mediatica del governo.
Se la propaganda è di ottima qualità (perlomeno da una parte), in compenso il livello tecnico-scientifico del dibattito sul nucleare è veramente basso. Manca spesso, da entrambe le parti, una base scientifica rigorosa, come ce l’abbiamo invece quando si parla – per esempio – di cambiamento climatico. Sull’energia nucleare, sembra veramente che il rigore sia andato in melt-down. In una delle conferenze di questi giorni, ho sentito un docente universitario parlare a degli studenti raccontandogli senza batter ciglio che le risorse di uranio sono sufficienti per secoli e secoli e concludendo che in ogni caso se sarà necessario potremo estrarre uranio in abbondanza dall’acqua di mare – il tutto senza preoccuparsi di citare l’origine dei suoi dati. Dall’altra parte, spesso non si fa molto meglio; per esempio è comune sentire dei cosiddetti “esperti” raccontare che il nucleare è un generatore netto di CO2, contraddicendosi poi da soli quando fanno vedere che il tempo di ritorno energetico di una centrale è comunque inferiore alla sua vita media. Per non parlare poi di quello che si legge sui giornali o si sente dire in TV. Non che non ci siano persone serie che parlano di nucleare, sia a favore che contro, ma da quello che posso dire io sono una netta minoranza.
Un altro punto da notare è la pura brutalità del dibattito. Non si giudicano le tecnologie energetiche altro che in termini di costo e di convenienza – quello che costa un centesimo di meno è “la” soluzione a tutti i problemi. Carbone, nucleare, o che altro - tutto va bene purché produca energia e il resto vada pure a quel paese, anche se lasceremo un pianeta semidistrutto ai nostri discendenti. Quando ci decidiamo a pensare alle conseguenze di quello che facciamo, molto mal volentieri, tendiamo a ridurre tutto a una questione di “costi esterni” o di “esternalità”. Come se una volta rovinato un pianeta ce ne potessimo comprare uno nuovo. Mi ricorda vagamente qualcosa che scrisse Jonathan Swift qualche secolo fa quando, per reagire alla brutalità del dibattito del suo tempo a proposito della carestia in Irlanda, propose ironicamente di risolvere il problema cucinando e mangiando i bambini irlandesi. Purtroppo, sembra che anche noi siamo arrivati a un livello di brutalità tale che siamo veramente disposti a qualsiasi cosa.
Insomma, quello che ci manca nel dibattito sul nucleare è – in primo luogo – un atteggiamento di responsabilità. La questione energetica non è solo un problema di costi, ma è anche un problema etico, come sostiene giustamente Nazzareno Gottardi nell’articolo linkato qui di seguito. Gottardi nota che, anche ammesso che il nucleare possa funzionare, rimane una tecnologia che gli esseri umani non hanno dimostrato di saper controllare. Dice Gottardi “uno può ammirare le belve feroci, ma non vuol dire che se le debba tenere in casa”. Data la possibilità di ottenere gli stessi risultati con altri metodi, ovvero le energie rinnovabili, scherzare con il fuoco nucleare è pericoloso ed è eticamente e moralmente ingiustificato.
Io credo che Gottardi abbia centrato l’essenza del problema. Non serve a niente lanciarsi a testa bassa contro il nucleare, fare comitati, movimenti, raccogliere firme, eccetera. Anzi, si fa di peggio. La cosa da fare è un altra: concentrarsi sullo sviluppo delle rinnovabili. Non hanno applicazioni militari, non producono scorie, non c’è bisogno di fare buchi nel fondo dell’oceano, e hanno anche una resa energetica migliore di quella del nucleare. Allora, le rinnovabili sono la vera politica del fare.
L’articolo di Nazzareno Gottardi

Il cambiamento climatico non si è fermato

Comunicato Stampa

«Il cambiamento climatico non si è fermato». Lo dicono i dati contenuti nella relazione che il professor Giuseppe Orombelli ha presentato questa mattina all’Università di Milano-Bicocca nel corso della conferenza “L’impegno delle Scienze Ambientali”.

Milano, 28 maggio 2010 - «Sono bastati un inverno freddo e nevoso ed una primavera molto piovosa in gran parte dell’Europa e del Nord America per fare riaffiorare nell’opinione pubblica e nella stampa l’idea che il cambiamento climatico in corso si sia arrestato e a ridar fiato a quanti lo negano o ritengono rientri nei fatti interamente naturali». Così Giuseppe Orombelli, professore Emerito di Geografia Fisica e Geomorfologia nell’Università di Milano-Bicocca e accademico dei Lincei, ha aperto la sua relazione questa mattina all’Università di Milano-Bicocca intervenendo alla conferenza “L’impegno delle Scienze Ambientali: ricerca, formazione, gestione e innovazione”, organizzata dal dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio dell’Ateneo.

«Non bisogna farsi ingannare da condizioni meteorologiche locali e temporali – ha proseguito Orombelli -. Il cambiamento climatico è tutt’ora in atto e vi sono numerosi sintomi di un aggravarsi dei suoi effetti. Aumenta il convincimento negli studiosi del clima che la tendenza attuale non si possa tutt’oggi spiegare senza ricorrere alla forzante umana. Le forzanti naturali (attività solare, attività vulcanica esplosiva, variabilità interna al sistema, ecc.) ovviamente agiscono, ma con effetti minori e temporanei. Spiegazioni differenti non sono state avanzate o non hanno retto alle obiezioni».

Orombelli ha proseguito elencando una eloquente serie di dati recentissimi che confermano quanto sia complessa la relazione tra fattori umani e naturali nel condizionamento del clima del pianeta. E, soprattutto, quanto la percezione degli eventi climatici locali possa distogliere l’attenzione dall’entità globale del fenomeno. Ecco una sintesi.

La temperatura della TerraStando alle elaborazioni del Goddard Institute for Space Studies della NASA il quadrimestre gennaio-aprile 2010 è stato il più caldo dal 1880, particolarmente nell’Artico e in un’ampia fascia intertropicale. Temperature più fredde della media di riferimento si sono avute in una ristretta fascia che si estende dalla Siberia centrale all’Europa all’America centrosettentrionale. Caratteri simili ha avuto il mese di dicembre 2009. L’anno 2009, secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), è stato il 5° anno più caldo dal 1850: la temperatura media annua globale, dopo tre anni di calo, è tornata a crescere.
Nel decennio 2000-2009, l’aumento della temperatura si è temporaneamente attenuato. Periodi simili, della durata di circa un decennio, con temperature stazionarie, si sono prodotti anche nei decenni scorsi, nell’ambito di una tendenza di più lungo periodo di aumento della temperatura. Comunque la temperatura media del decennio 2000-2009 è stata più elevata di quella del decennio precedente, a sua volta più elevata di quella del decennio ancora precedente.
Anche sopra l’Antartide, il pozzo freddo del pianeta, le temperature superficiali sono in aumento.Dal 1959 al 2008 la temperatura superficiale delle acque oceaniche è quasi ovunque in aumento, localmente, come lungo le coste SW della Groenlandia, anche di 2 °C in 50 anni. Anche il contenuto in calore nel primo km di spessore degli oceani è in aumento.

La concentrazione di CO2La concentrazione della CO2 atmosferica aumenta al ritmo di quasi 2 ppm all’anno. Nel mese di aprile la concentrazione globale mensile ha superato le 390 parti per milione (+ 23% dall’inizio delle misure sistematiche nel 1958). Rispetto al valore pre-industriale (280 ppm), misurato nelle bolle d’aria nelle carote di ghiaccio, la concentrazione è aumentata del 38%.
Le emissioni di CO2 sono probabilmente un poco diminuite nel 2009, a causa della crisi economica, ma vi sono evidenze di una diminuzione dell’assorbimento della CO2 atmosferica nelle acque oceaniche e nella biosfera.
Anche gli altri gas serra (metano, ossido nitroso, ecc.)sono in aumento, così che si calcola che il forzante radiativo di tutti gas serra sia aumentato dal periodo preindustriale di circa il 60%.

La situazione dei ghiacciI ghiacciai montani sono quasi ovunque in accentuato regresso. Ghiacciai simbolo, quale quelli residui sul Kilimajaro, hanno subito complessivamente, dal 1912, una riduzione areale dell’85%. Il maggiore di essi esiste almeno da 11.700 anni fa ed è sopravvissuto a crisi di siccità durate anche alcuno secoli.I ghiacciai polari subiscono anch’essi perdita di massa: misure gravimetriche satellitari portano a stimare, dal 2002 al 2009, una perdita di 1500 miliardi di tonnellate di ghiaccio in Groenlandia e di 800 miliardi di tonnellate in Antartide. Negli ultimi due anni, in Groenlandia, l’area in accentuata perdita si sarebbe allargata, dalla costa occidentale lambita dalle acque più calde, a quella orientale. L’estensione minima dei ghiacci marini artici a settembre è diminuita del 30% in trent’anni. Nel 2008 e nel 2009, per la prima volta, si sono aperti insieme il Passaggio a NW e il Passaggio a NE.

Mari e oceaniIl livello medio globale degli oceani negli ultimi anni ha raggiunto un tasso di risalita di 3,2 mm all’anno. In alcune aree la risalita è dell’ordine di oltre 12 mm all’anno (Pacifico occidentale), mentre in altre il livello si abbassa anche di oltre 5 mm all’anno. L’aumento della temperatura media annua globale, delle emissioni di CO2, della risalita del livello del mare si collocano presso il limite superiore (più pessimistico) della forbice delle proiezioni effettuate dall’IPCC.

Gli studi paleoclimatici danno un quadro completo della variabilità climatica naturale alle diverse scale di ampiezza e temporali e sono essenziali per interpretare il funzionamento del sistema climatico, per discriminare le diverse forzanti, i meccanismi di feedback e i cosiddetti “tipping point”, ovvero soglie di passaggio improvviso da una condizione ad un'altra di equilibrio. Hanno mostrato che il sistema climatico ha subito ripetutamente cambiamenti quasi improvvisi (durata anche di sole poche decine di anni). Tali cambiamenti sono avvenuti in opposizione di fase nei due emisferi.Lo studio delle carote di ghiaccio ha mostrato che la concentrazione attuale di CO2 e metano nell’atmosfera non ha mai raggiunto i valori attuali negli ultimi 800 mila anni, né mai si è verificato per sole cause naturali un aumento così repentino (+ 100 ppm in circa 200 anni).

«Le proiezioni al prossimo futuro che vengono fatte – ha concluso Orombelli -, sono ovviamente basate su ipotesi, ma rappresentano l’espressione delle conoscenze attuali. Nel tempo alcuni aspetti sono stati chiariti, mentre nuovi problemi sono apparsi. Sono necessari studi e ricerche sempre più agguerriti per spingere le nostre conoscenze ad un grado maggiore di approssimazione alla realtà: lo studio del sistema climatico, del suo funzionamento, delle interferenze umane, è indubbiamente una delle sfide scientifiche più ardue del nostro tempo».
1/segue



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Wednesday, June 09, 2010

5 giugno, Giornata Mondiale dell'Ambiente


Il 5 giugno è la Giornata Mondiale dell'Ambiente. Lo scorso anno fu trasmesso dalle reti televisive del mondo contemporaneamente un film capolavoro: HOME - LA NOSTRA TERRA.

E' ancora straordinariamente attuale. Merita vederlo. Il link è il seguente: